Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Le due vie

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Brandi, Cesare 50 occorrenze

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bipolarità, attraverso le varie dottrine, non si presenti mai esattamente la stessa. Da Platone ad oggi, si assiste ad una fluttuazione che per altro finisce

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nel neo-dada l’evidente presentazione dell’oggetto costituito, senza ulteriore o con minima elaborazione. Dovrebbe essere superfluo, ma non lo è

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Il «significato» di una poesia non è rappresentato dalla dimensione semantica delle parole5 se non in quanto questa permette l’intelligenza della

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indagando 8, e non sarebbe il caso che qui ne riproducessimo i termini, se non nella tesi, e cioè la perdita del futuro come orizzonte della proiezione dell

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Tale bipolarità non dipende dunque da una struttura contraddittoria dell’arte, ma dal fatto che le due polarità non si producono allo stesso livello

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Su questa strada doveva prodursi non solo la perdita del trascendente ma anche quella del futuro: l’attuale riduzione al presente. Di per sé né la

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A questo punto, con «la morte dell’arte», entra in scena anche «la fine dell’avanguardia». Ma per avvertire subito che la fine dell’avanguardia non è

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Proprio per questo non si nega l’arte contemporanea negando che abbia il carattere delle avanguardie storiche: l’identità o coincidenza, come avrebbe

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Ma per decidere che fenomeno-non-è io non potrò neppure confrontarla, come l’oro alla pietra di paragone, con la categoria suprema dell’arte, in

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, non è ricollegata nessuna sussunzione ad un concetto empirico o ad uno schema preconcettuale. Incontrandomi con una bestia o una pianta che non ho mai

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particolare e ineffabile simbolo, dall’altro la stessa coscienza non può arrivare ad interiorizzarlo interamente. Il modello resta esterno, la lastra

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percentuale di esistenzialità per potere diventare pittura, e troppo artificio per rimanere autentica fotografia. Come il prestigiatore non crea il coniglio

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fotografia e cinema non avviene all’inizio del processo riproduttivo, ma alla recezione del processo concluso. Dal punto di vista strutturale interessa a noi

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Arrivati a questo punto, ma non prima, la speculazione può dunque salire di grado, e interrogarsi sull’essenza del fenomeno che-non-è-fenomeno e che

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Ma a questo grado superiore, che per noi porterà alla fondazione dell’arte come realtà pura, per il momento ci arresteremo, poiché non riguarda la

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la stessa costituzione d’oggetto, l’oggetto sospeso sulla propria esitenzialità. Non è più un trompe-l’oeil, ma rivela lo stesso processo di

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risolve in complementarità, se rapportata dalla pluralità delle opere all’indagine ultima sull’arte. Ma tale indagine ultima non elimina le due

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del genere può essere espletata anche su un oggetto che non sia recepito come opera d’arte, questo mette subito in evidenza che non appartiene al

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Ma in questo porsi altra dal fenomeno, costituendosi come in serie parallela, non in altro luogo si pone che nella coscienza, come da una coscienza

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Non saremo certo noi a gettare il discredito su tali ricerche, come su quelle iconografiche, purché non si prendano in senso taumaturgico e non ci si

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Ripetiamo che con questo non intendiamo gettare il discredito su ricerche erudite commendevolissime, che rappresentano il nesso stesso dell’opera d

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Ora, la storia si fa del passato, non c’è storia del presente: nel presente, per la storia, c’è uno svolgimento in atto che viene ad essere

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Se mi pongo di fronte ad un’opera d’arte, può darsi che non la recepisca in me come tale, ma se la recepisco, la sua presenza non sarà meno diretta e

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esistenziale, non implica tuttavia il solo e grave problema ontologico della fondazione delle due realtà, problema che qui viene soltanto posto, ma può

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Per cui «l’istituzione della verità nell’opera [d’arte], è il prodursi d’un tale esistente [di una tale realtà] che non era prima e mai sarà più in

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L’unica conclusione logica che dovrebbe trarsi da tale aporia, se veramente fosse irresolubile, è che non si dovrebbe parlare più né d’arte né di

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Di tale intenzionalità non supposta ma effettuale, la verifica è offerta da quelle che si designano come opere d’arte e anche da altre «oggettualità

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Il messaggio non è in sé, la sua struttura è elaborata in vista di potere essere ricevuto, e la possibilità di essere ricevuto è insita nella sua

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il messaggio non sembra che ci sia nulla nell’opera d’arte, in qualsiasi opera d’arte, che non possa essere messaggio. Ma il messaggio non è in sé e

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Una volta tratta dall’interiorità di una coscienza e posta nel mondo, l’opera d’arte non comunica, si presenta; non informa, si dà astante. Quindi

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Dovremmo dunque ricercare qualcosa di simile non in produzioni collaterali al messaggio, ma dove si determini una presenza analoga a quella che si

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non potremmo ricorrere ai messaggi incomprensibili, in quanto che un messaggio incomprensibile è ancora un messaggio da decifrare: la sua

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conformazione di messaggio. L’opera d’arte, in quanto ha come carattere costitutivo e assoluto di prodursi in presenza, non può trasmettere un messaggio che in

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Si scopre allora che la comunicazione riguarda sempre qualcosa che non è presente, astante: la comunicazione informa di una presenza che è altrove o

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messaggio è ciò che serve a modificare il comportamento di chi lo riceve 23, e perciò, nel messaggio, quel che conta, non è la sua lunghezza, ma quel che

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, ma, così dandosi in proprio, non comunica; se comunica, non è in questo darsi in proprio, ma per i caratteri secondari che porterà in sé e che non

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In fine si può concludere che dei concetti di originalità come improbabilità e ridondanza come del già noto non ci se ne può né ci se ne deve servire

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Infine, comunicazione si ha solo per quel che non si produce in presenza o, pur se si produce in presenza, deve essere interpretato, riferendosi

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in presenza; nel messaggio il costituirsi in presenza è strumentale rispetto alla informazione di qualcosa che non si produce in presenza. Nell’opera

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Sarà chiaro, allora, che la distinzione fra quello che appartenga al primo o al secondo ramo della critica non si è intesa qui formalisticamente, ma

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varrà per quella sola astanza, e non per un nesso esistenziale o per una semiosi in atto. Sarà quella realtà non esistenziale, non significante che è l

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Nella semiosi, perciò, non si postula un cambiamento di sostanza dell’oggetto, ma è il percepito che assume una diversa struttura: la quale, in

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, e non metaforicamente, ma con le stesse caratteristiche, in una sostanza diversa, della lingua. Per sostenere dunque che l’arte è un linguaggio, e l

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le opposizioni sulle quali si articolano le tonalità e gli accordi non corrispondono che a se stesse, non si legano ad un significato, neppure ad un

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Perciò se tutto fa sistema, nell’opera d’arte, perfino le parti non realizzate pienamente, la struttura per cui si rivela opera d’arte non sarà

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Il problema allora è, se un contrasto simile fra le due meccaniche abbia o no portato ad un conflitto col principio di identità: ma è chiaro che, non

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Dove non ci sia quantità, ma qualità, il principio di causalità non si può applicare, perché, mancando la possibilità di verifica sperimentale, l

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corrente, non si produrrebbe luce, il secondo come quello che, senza l’intervento umano, la lampada non si accenderebbe. Ma nel primo caso il rapporto

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La mimesi come imitazione del mondo dell’esistenza non si sa perché possa indurre ad una catarsi che l’originale, il mondo dell’esistenza, non

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Riconosciuti dunque i casi nei quali la concatenazione causale non può attuarsi, e rilevata la necessità di temperare la concatenazione stessa, dove

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